Wednesday, December 07, 2005

Just give me a black mask

Sopravvissuto ad una trasferta di lavoro milanese, riprendo le fila del blog, ricordando che non sta bene mettere le dita nel naso, ma lo fanno tutti, specialmente in questa stagione. Oggi qui a lavorare è una guerriglia, ci prepariamo con calma e serenità al ponte dell'8. Ponte? Fino a stasera alle 17,30 però non è certo... ovviamente. Forse è un ponte sul fiume Kwai.
Ieri sera comunque un bell'avvenimento nell'imperscrutabile sfera dei cazzi miei...
Nell'universo che circonda suddetta imperscrutabile sfera, e musicalmente parlando, giunse da Los Angeles (base In The Red) il CD dei Black Time che tanto aspettavo. Entrò nella sfera ieri sera avvolto in un bozzolo di nebbia, per ascolto in macchina. Io dico che spacca. Ovviamente asterersi puristi, gente che guarda "la tecnica" e "la registrazione"... solo questi 34 minuti sono un'istantanea di una Londra zozza e infida, "nera"di clubs marci ma senz'altro più interessante di quella che oggigiorno (musicalmente) tutti conoscono. E' punk, un po' garage, deragliato e molesto, ma io in questo periodo lo digerisco abbastanza bene e ne vorrei sempre di più.
E' una specie di antidoto alle microiniezioni di nervoso che vengono applicate qui e talvolta intorno, al di fuori della sfera, da terze parti con cui si è costretti ad interagire. Black Time Part I.
Il stamattina alle 7.50 record stagionale... meno sei gradi... che sabato scorso ci è pure saltata la cena messicana causa ghiaccio/neve mannaggia la fisica!
My own business sphere... 10... 9... 8... 7... 6... 5... 4... 3... 2... 1... shields on!
Ciao a tutti, mi si è pressurizzata la cabina...
(fab)

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